Legalità
Vorremmo una Milano (e una Lombardia) in prima linea nella lotta alle Ecomafie
Del tema ambientale se ne parla da anni, ne parlano più o meno tutti. Se ne discute molto ma i pensieri e le opinioni sono in molti casi diversi: da chi sposa la causa ambientale, a chi nega l’evidenza tout court.
E allora vorremmo, in questa pagina, fornire dati reali, frutto di ricerche approfondite, dedicando in particolare uno spazio al tema della legalità ambientale perché di questo, pur essendo fondamentale, necessario, sostanziale per sostenere la difesa dell’ambiente, non se ne parla mai abbastanza.
La criminalità ambientale in Lombardia: dati sempre più allarmanti
Il 28 novembre 2023 Legambiente ha presentato il Dossier criminalità ambientale in Lombardia, elaborato in collaborazione con CROSS – Osservatorio sulla Criminalità Organizzata.
Di seguito uno stralcio del dossier (estratto dal dossier criminalità ambientale in Lombardia).
Le storie e i numeri dell’illegalità ambientale e delle ecomafie in Lombardia riporta vicende, nomi di aziende e di persone che compaiono nelle inchieste giudiziarie, nei documenti istituzionali, nei rapporti delle forze dell’ordine e nelle cronache degli organi di stampa.
Per quanti vengono citati, salvo i condannati in via definitiva, valgono la presunzione di innocenza e i diritti individuali garantiti dalla Costituzione.
Si ringrazia l’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente per i dati e le tabelle.
La Lombardia rappresenta oggi uno dei contesti di non tradizionale insediamento mafioso maggiormente toccati da fenomeni di criminalità ambientale. Nella classifica dell’illegalità ambientale stilata da Legambiente nel 2023, la regione è la prima del Nord per reati ambientali e si posiziona subito al di sotto di Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio , mentre in quella dei reati nel ciclo di rifiuti scala due posizioni e si colloca al quarto posto.
L’attore mafioso non è sempre presente nelle inchieste sui rifiuti, ma quando lo è riesce a far compiere un salto di qualità alle pratiche illecite e, in tal senso, la presenza di forme di insediamento ormai storiche di famiglie mafiose ha inevitabilmente favorito questo processo.
Dagli anni Cinquanta almeno, si sono infatti stabilite nella regione, in modalità differenti, le principali organizzazioni mafiose, segnatamente gruppi di cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta.
Quest’ultima, come sappiamo grazie a numerose inchieste della magistratura che ne hanno rese note le peculiarità organizzative e strutturali, si configura come la mafia più radicata e meglio inserita nel tessuto socioeconomico e politico-istituzionale della regione.
Dai sequestri di persona, che ne segnarono il capitale di accumulazione originario, la mafia calabrese ha poi dirottato i suoi interessi, a partire dagli anni Ottanta, verso il traffico di stupefacenti e attività legali come la ristorazione, l’edilizia/movimento terra e, appunto, il ciclo dei rifiuti.
Legambiente insieme a Libera per la lotta alla mafia
Legambiente è tra i fondatori di Libera, Associazione nomi e numeri contro le mafie,
e il 21 marzo scorso, giornata della memoria e del ricordo di tutte le vittime innocenti di mafia, ha partecipato al grande corteo organizzato da Libera a Roma che si è snodato dall’Esquilino al Circo Massimo dove per un giorno ha avuto sede il Villaggio delle associazioni con seminari e approfondimenti.
Nel pomeriggio del 21 marzo si è tenuto un seminario di approfondimento molto partecipato “Lotta all’ecomafia: una sfida glocale (globale e locale).
Dalla nuova direttiva europea sui crimini ambientali al caso Roma: le filiere dell’illegalità e le risposte indispensabili” con vari interventi di esponenti del mondo ambientalista e delle Forze dell’Ordine, fra cui
Enrico Fontana (Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente),
Roberto Scacchi (Presidente di Legambiente Lazio),
Ten. Col. Pasquale Starace (Comandante del Gruppo Carabinieri Tutela Ambientale e Sicurezza energetica di Napoli),
Francesco Loiacono (Direttore del mensile La Nuova Ecologia).